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lunedì 6 maggio 2019

Il "Bello" è una creazione dell'uomo?

LA FIGURA UMANA NELLA SCULTURA GRECA 
TRA L'INIZIO DELL'ARCAISMO E LA PRIMA ETA' CLASSICA 

Polymèdes di Argo, Kléobis e Bìton
 I metà del VI secolo a.C. 
Soggetto ricorrente nella statuaria arcaica è la figura umana maschile: le statue sono rappresentate in posizione stante, cioè di riposo, con le braccia accostate al busto e le mani chiuse; solo l'avanzare della gamba sinistra accenna ad un potenziale moto. Esse appaiono austere, dotate di una sovrumana calma interiore poiché devono mostrare la forza giovanile, temperata dalle virtù del soldato e dell'atleta. Sono figure massicce, concepite per larghe masse squadrate e ricordano, nella loro forza 
strutturale, la coeva architettura dorica. 
Statua A 460-450 a.C.
Statua B 450-440 a.C. 


                                                              Le due grandi statue bronzee sono state rinvenute nel mare di Riace, presso Reggio Calabria, nel 1972. Si tratta di opere provenienti da una bottega di alto rango e, a questo proposito, sono state avanzate molte ipotesi: quella più                                                                         accreditata attribuisce le statue all'ambiente di Argo, la città di origine di Policleto, e in particolare ad Agelada il giovane per la statua A e ad Alcamene di Lemno per la B. Entrambe sarebbero state eseguite per l'agorà di Argo. 



Mirone, Discobolo. 460-450 a.C.
Copia romana in marmo. 

Il Discobolo(ovvero lanciatore del disco, da diskos, disco, e ballein, lanciare) mette in luce la principale caratteristica dell'arte di Mirone: la ricerca di equilibrio tra stasi e movimento. Comprendiamo che cosa intendesse lo scrittore romano Plinio il Vecchio, quando, in riferimento alla statua, ne celebrava il nùmerum, ovvero il ritmo: l'atleta, impegnato in una gara sportiva, è colto nel momento di massima tensione prima del lancio del disco. Eppure, quella tensione è tutta raccolta nell'attimo culminante, in cui stasi e moto coincidono, divenendo pura energia potenziale. 

Policleto, Doriforo;
450 a.C. Copia romana in marmo 









L'aspetto più innovativo della scultura tra l'Età severa e quella classica fu la definizione di un nuovo modello di riferimento, il canone, che insegnò a mettere in relazione ogni parte della figura all'insieme, secondo precisi rapporti di misura. Policleto fissò i principi compositivi in un trattato conosciuto come Canone, di cui ci sono pervenuti due frammenti. La sua opera fu considerata dai contemporanei rivoluzionaria, in quanto introdusse lo schema del bilanciamento a X (chiasma o chiasmo), consistente nella corrispondenza inversa tra le parti del corpo(in particolare tra braccio e gamba opposti). Da questo schema compositivo deriva il principio della ponderazione con cui si indica il coordinamento armonico tra le varie membra, in una innaturale distribuzione dei pesi. 



Armonia e proporzione come ideale estetico ed etico.

Sin dalle sue origini, il pensiero greco elabora inoltre un altro modello di bellezza, che sarà dominante non solo nel mondo classico ma, per molto tempo, anche nelle età successive: quello della bellezza come armonia delle forme, come simmetria e proporzione fra le varie parti di un oggetto, quindi fra aspetti ed elementi diversi di una stessa realtà.
In Grecia, le idee di armonia e proporzione, quindi di simmetria, equilibrio e rigorosa corrispondenza fra le parti di un insieme, hanno costituito uno dei cardini dell’arte classica. Bello è ciò che si configura come ordine appropriato, come simmetria degli elementi che compongono un insieme; un’idea mai disgiunta da quella di misura fra i diversi elementi di un’opera. Nella bellezza armonica, la molteplicità di questi elementi viene ricondotta ad unità, ad un ordine nel quale ciascuno svolge una funzione, risponde ad un principio di organizzazione. L’armonia e la proporzione costituiscono pertanto, sia nell’espressione musicale che nelle arti figurative dell’età classica, un vero e proprio canone estetico. Si tratta cioè di idee non solo sottese alla realizzazione di opere artistiche, ma anche teorizzate, cioè oggetto di studi specifici e di una giustificazione razionale. Nella rappresentazione dei soggetti umani la bellezza come armonia diviene espressione dell’equilibrio fra anima e corpo, traducendosi quindi nell’ideale della kalokagathía. L’ideale estetico di armonia e proporzione si fonde con un modello di areté (virtù), divenendo così espressione di un ideale etico di saggezza fondato su quel senso della misura di cui già parlavano – nella Grecia arcaica – i Sette Savi e che continua a manifestarsi nel periodo classico, appunto, come kalokagathía. Questo legame fra gli ideali di proporzione e i valori morali può essere riscontrato già in epoca arcaica, nelle statue di koúroi (figure nude virili) e di kórai (figure femminili vestite) scolpite nel VII secolo a.C.: in una rigida posa statica, l’uomo o la donna vengono innalzati in una sfera ideale e i confini fra umano e divino sembrano attenuarsi. Anche in queste opere ritroviamo l’armonia di corpo e spirito, di valore guerriero e atletico e di autocontrollo morale.
Le esigenze di proporzione e simmetria riguardano in particolar modo la rappresentazione del corpo umano, tanto che lo storico e critico d’arte tedesco Erwin Panofsky ha definito la teoria della proporzione come “un sistema che fissa rapporti matematici tra le varie membra di un essere vivente, in particolare degli esseri umani, in quanto pensati come soggetti di rappresentazione artistica.” Ciò è evidente soprattutto nella scultura. In età classica, la definizione del modello ideale nella rappresentazione del corpo umano atletico si deve allo scultore Policleto, attivo ad Atene nella seconda metà del V sec. a.C. Egli raccolse in un trattato (andato perduto), dal titolo Canone, un sistema di regole che dovevano essere alla base della creazione artistica, in grado di assicurare all’opera ritmo, proporzione, armonia. Secondo quanto riferiscono le fonti, Policleto volle mettere in pratica le teorie del Canone in una statua così denominata. Oggi quest’opera è nota con il nome di Doriforo (“portatore di lancia”) e la possiamo ammirare in più di trenta copie realizzate in età romana.
Come afferma inoltre Crisippo, la Bellezza non risiede nei singoli elementi, ma nell’armoniosa proporzione delle parti, nella proporzione di un dito rispetto all’altro, di tutte le dita rispetto al resto della mano, del resto della mano rispetto al polso, di questo rispetto all’avambraccio, dell’avambraccio rispetto all’intero braccio, infine di tutte le parti a tutte le altre, come è scritto nel Canone di Policleto.


Che cos’è la “bellezza”? Perché un’opera o una cosa sono “belle”? Di solito si risponde che “bella” è l’opera o la cosa che “piace”. Ma si tratta di una risposta generica, poiché è facile accertare che qualcosa piace o non piace a seconda delle persone e dei rispettivi gusti e che così non si è affatto risposto alla questione di “che cosa” sia la bellezza. Tale questione è meno semplice di quanto sembri, come mostra la stessa storia dell’estetica, la disciplina filosofica che si occupa del “bello”, soprattutto nell’arte, ma anche nella natura.

Piccoli spunti di riflessione…….


Nel mondo di oggi, viviamo in una società dove la bellezza esteriore sembra avere più importanza delle qualità morali ed intellettive, dove ci si sottopone ad interventi chirurgici di tutti i generi per raggiungere una bellezza ideale che sfiorirà comunque, dove migliaia di persone si ammalano gravemente per la fissazione di un corpo perfetto. Dopo aver letto tutto ciò, secondo te, perché un’opera o una cosa sono “belle”? Che cos’è per te questa bellezza che tanto ci ossessiona? Essa potrebbe essere definita come una “qualità dei corpi” che viene studiata da tempo immemorabile e che ancora non siamo riusciti a comprendere appieno, né a definire precisamente. Una sola considerazione sembra rimanere invariata: la bellezza è qualcosa che genera piacere in chi la osserva. Inoltre, cosa è brutto e cosa bello? Si può quantificare la bellezza? Essa è una qualità oggettiva o soggettiva? Qual è il suo legame con l’armonia, la simmetria e l’ordine dei corpi? Rifletti su questi punti ed esprimi il tuo pensiero, confrontandoti con i tuoi compagni d classe.

Prof.ssa Gullì Maria Gabriella
Prof.ssa Romeo Fausta

8 commenti:

  1. Ancora oggi non è possibile dare una definizione esatta alla parola "bellezza", ma sappiamo che è sempre esistita sin dall'antichità. Col passare del tempo però la bellezza ha subito dei peggioramenti tanto che l'uomo fa di tutto per essere bello, per voler apparire bello agli occhi della gente, arrivando anche a mettere a rischio la propria vita, cosa che per me è il dono più prezioso. Noi non possiamo decidere cosa è bello e cosa non lo è perché sarebbe solo un proprio parere e non un qualcosa di sicuro, di calcolato. La bellezza è una qualità soggettiva e non si può quantificare perché ognuno di noi ha opinioni diverse ed è questo ciò che rende il mondo un posto migliore.

    ROSSOBS017

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  2. Secondo me un'opera o una cosa è bella quando ci trasmette delle emozioni, ad esempio una persona è considerata bella esteriormente perché è piacevole a vedersi, interiormente la bellezza sta nell'unicità e nelle particolarità che ogni persona ha. La bellezza è soggettiva, qualcosa che per me è bello, a gli altri potrebbe non piacere, non si può neanche quantificare, non c'è un modo per definire quanto una persona o una cosa sia bella. Nell'arte greca le idee di armonia e proporzione, quindi di simmetria hanno costituito uno dei cardini dell’arte classica. L'armonia e la proporzione costituiscono un canone estetico nelle arti dell'età classica. L’ideale estetico di armonia e proporzione si fonde con un modello di areté (che significa virtù), infatti gli uomini dotati di questa caratteristica venivano chiamati uomini virtuosi, per la loro forza, la loro grandezza e la loro perfezione.
    ROSSOBS004

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  3. La bellezza è qualcosa che piace ai nostri occhi, è sicuramente qualcosa di soggettivo, qualcosa o qualcuno non può piacere agli occhi di tutti. Secondo me non può essere definita come una "qualità dei corpi".Non sono d'accordo col concetto di bellezza dei greci, non si deve avere un legame con l'ordine o la simmetria. Quando ci sottoponiamo ad interventi chirurgici cerchiamo di trovare la perfezione perché spesso ci affanniamo per trovare un’alternativa ad una vita che non ci
    soddisfa, per essere accettati dagli altri, per raggiungere la
    suprema conoscenza. Sopratutto in questo periodo della nostra vita,
    l'adolescenza, il periodo in cui tutti sono condizionati da quel che
    dice la gente.
    In realtà spesso basterebbe compiacersi di quello che ci sta intorno, purtroppo solo in pochi ci riescono o forse nessuno.
    Ma è davvero giusto accontentarsi di ciò che abbiamo senza
    aspirare a qualcosa di migliore, non arrendendosi alla banalità del
    quotidiano?
    Penso che la vita sia mediocre senza la ricerca di qualcosa di più che
    ci faccia fuggire la banalità e che ci renda migliori, tuttavia questo
    non deve portarci all’ossessione del perfetto …



    ROSSOBS020

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  4. La bellezza è qualcosa che piace ai nostri occhi, è sicuramente qualcosa di soggettivo, qualcosa o qualcuno non può piacere agli occhi di tutti. Secondo me non può essere definita come una "qualità dei corpi".Non sono d'accordo col concetto di bellezza dei greci, non si deve avere un legame con l'ordine o la simmetria. Quando ci sottoponiamo ad interventi chirurgici cerchiamo di trovare la perfezione perché spesso ci affanniamo per trovare un’alternativa ad una vita che non ci
    soddisfa, per essere accettati dagli altri, per raggiungere la
    suprema conoscenza. Sopratutto in questo periodo della nostra vita,
    l'adolescenza, il periodo in cui tutti sono condizionati da quel che
    dice la gente.
    In realtà spesso basterebbe compiacersi di quello che ci sta intorno, purtroppo solo in pochi ci riescono o forse nessuno.
    Ma è davvero giusto accontentarsi di ciò che abbiamo senza
    aspirare a qualcosa di migliore, non arrendendosi alla banalità del
    quotidiano?
    Penso che la vita sia mediocre senza la ricerca di qualcosa di più che
    ci faccia fuggire la banalità e che ci renda migliori, tuttavia questo
    non deve portarci all’ossessione del perfetto …



    ROSSOBS020

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  5. Parlare di bello e brutto non è cosa così facile. È necessario un contatto, che non significa solamente provare un’emozione. Il primo contatto avviene attraverso la vista. Poi sta ad ognuno sapere cosa piace e cosa no. Spesso la bellezza è soggettiva, ma quando ci troviamo davanti a delle opere d'arte di una immensa bellezza, non ci resta che dire che in certi casi la bellezza è oggettiva. Interiormente, quindi, si apre uno spazio per un nuovo codice di bello e brutto.
    ROSSOBS005

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  6. il significato del "bello" può come non può essere una bellezza dell'uomo. Tutto dipende da persona a persona c'è chi preferisce la natura e invece quelli che preferiscono l'arte creata dall'uomo. Per me l'arte è un qualcosa che ti rende a tuo agio, che ti fa sentire bene. E a me qualcosa che mi fa sentire bene è l'arte classica perchè adoro come hanno rappresentato l'umanità con una semplice scultura.
    ROSSOBS015

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  7. Secondo me ancora oggi non sappiamo dare una significato alla parola "bellezza"... o meglio dire "essere perfetti" come tutti noi vorremmo essere soprattutto nell'età adolescenziale...la bellezza non è una parola alla quale possiamo dare una quantità perché molte volte per apparire belle nonostante la bellezza sia soggettiva subiamo delle modifiche tramite interventi per lo più pericolosi quindi in poche parole siamo modificate cioè non siamo noi stessi ma persone cambiate nell'aspetto fisico.... ma tralasciando questo secondo me la bellezza non dipende solo dall'aspetto fisico anche perché o prima o poi la bellezza passa ma è la bellezza interiore che resta!!
    ROSSOBS014

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  8. In merito al concetto di bellezza non esiste una vera definizione, perché il suo significato nel corso del tempo è cambiato ed è difficile inquadrarla in alcuni aspetti . Secondo me, si tratta di qualcosa molto soggettivo, impossibile da concretizzare. La bellezza non si materializza come oggetto ma vive nel soggetto. A mio parere è come viene percepita un’opera, un quadro, una scena e in ciò che suscita in chi la osserva, che fa nascere e ne attribuisce bellezza.
    Solo grazie alla percezione, magari un concetto astratto di bellezza può diventare esperienza umana, cosciente, quantificabile e condivisibile.
    Nel periodo dell’ascesa di Atene, come grande potenza militare, economica e culturale, si forma una percezione più chiara del Bello estetico. Si assiste allo sviluppo delle arti figurative e la Bellezza fonda i suoi criteri sulla ricerca e la realizzazione del corpo come vita, in un’armonia dell’anima e del corpo. Una bellezza che si esprime al meglio nelle forme della semplicità statica della scultura, nei frammenti di azione o di movimento in cui la vita trova riposo.
    Il concetto di “bello” è cambiato nei secoli. Oggi, invece, il bello corrisponde più a ciò che si avvicina maggiormente alla perfezione fisica. Ha poco a che vedere con l’interiorità. Spesso sia in televisione che sul web siamo bombardati da immagini di corpi perfetti che ci portano all’imitazione, cioè a diventare simili, ma anche tutti uguali. Questo appiattimento è negativo perché dovremmo invece essere felici così come siamo, diversi, ma originali, anche con i nostri difetti.
    ROSSOIS020

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