Quando nel
476 d.C. l’impero romano cadde, l’Italia fu sconvolta dall’arrivo delle
popolazioni barbare. Ogni regione cominciò a vivere una vita autonoma, perdendo
contatti con le regioni vicine e la lingua parlata dal popolo si frantumò in
tante varietà diverse che in Italia portò al sorgere di numerose parlate volgari; una
di esse, il volgare Fiorentino, si
impose nel tempo sulle altre fino a diventare
lingua nazionale.
Se pareba boves, alba pratalia araba,
et albo versorio teneba, et negro semen
seminaba ( indovinello veronese VIII-IX secolo)
Da allora, da Nord a Sud, abbiano
cominciato a scrivere in toscano e, a partire dal Novecento, con la scolarizzazione
e la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, anche a parlare in lingua
italiana relegando tutte le altre parlate al rango di “dialetti”.
I dialetti
dunque, anche se sono stati a lungo considerati lingue di second’ordine, sono
in realtà lingue a tutti gli effetti, esattamente come l’italiano.
La Calabria è
sicuramente tra le regioni d’Italia più ricche dal punto di vista linguistico.
Ma qui non si parla solo un dialetto calabrese…
I dialetti calabresi sono idiomi ricchi di influenze linguistiche, dovute
alle diverse colonizzazioni, dominazioni e incursioni di differenti popoli ma principalmente
composti dalle lingue classiche: il greco e il latino. Il latino rappresenta il substrato fondamentale; il fondo principale
del lessico calabrese. Il greco è
l’altro elemento caratterizzante dei dialetti calabresi è rappresentato
dalla lingua parlata nella parte
meridionale, in particolar modo nella provincia di Reggio Calabria.
Esempio:
·
Vògghiu mi veni! (“voglio che tu venga!”);
·
Non pozzu mi vaju! (“non posso andare!”);
·
Prima mi nesci! (“prima di uscire!”);
·
Senza mi ‘ccatti nenti! (“senza che tu compri niente!”);
·
Mi mori! (“che muoia!”).
E’ un costrutto di origine greco-bizantina
Ma chi parla in dialetto nell’Italia
contemporanea?
Oggi si ha una diminuzione dell’uso esclusivo del
dialetto e un aumento di chi dichiara di usare il dialetto frammisto
all’italiano (mistilingua). Il dialetto però non è più sentito come la varietà
di lingua dei ceti bassi, simbolo di svantaggio sociale e di ignoranza. Sapere
e usare un dialetto oggi è considerata una risorsa comunicativa in più, di cui
servirsi quando occorre, per il suo potenziale espressivo. Il dialetto compare
in ambiti d’uso diversi rispetto al passato, per esempio nei fumetti, alla
radio, nella pubblicità, nei testi delle canzoni, nella narrativa (Andrea
Camilleri), nella comunicazione mediata dal computer, utilizzato spesso tra i
giovani con finalità ludiche.
Le giovani generazioni, dovranno essere i custodi dei
dialetti perché, come tutte le lingue, si evolve, ma non sta morendo, almeno
non a breve, soprattutto dove, come in Veneto e al Sud, i vernacoli sono più
diffusi e parlati. Del resto, oltre ad essere un modo di parlare, testimonia
anche un modo di pensare, una visione delle cose, è l’espressione di una certa
cultura e di valori e tradizioni che senza di esso si perderebbero per sempre.
Voi che cosa ne
pensate?
il
dialetto o alcune espressioni dialettali che voi usate sono uguali a quelli dei vostri nonni?
e soprattutto, provenendo da paesi diversi, quali sono
le differenze che trovate fra i vari vocaboli dialettali….confrontiamoci!
Prof.ssa carmela Tripodi - classe 2A Liceo artistico
Da questi ultimi anni è facile notare come il dialetto sia meno diffuso rispetto tanti anni fa, anche se non è scomparso completamente. Saper parlare bene l’italiano è essenziale nel mondo di oggi, ci permette di esporci meglio, di avere più possibilità per il nostro futuro, nel mondo del lavoro, ci consente di confrontarci con persone di grande prestigio ed esprimere le nostre considerazioni e le nostre opinioni senza sentirci inferiori. Quindi l’italiano può essere definito come la chiave che ci apre le svariate porte della società e del mondo circostante, senza questa conoscenza ormai è impossibile o comunque faticoso svolgere qualsiasi commissione quotidiana. Vi è però anche il dialetto, che comunque, a parer mio, fa parte della nostra storia, con il quale i nostri nonni, i più anziani, sono cresciuti... Perciò anche esso è importante non solo per noi ma anche per chi nascerà in futuro, in quanto si parla di ciò che ha fatto e farà sempre parte delle nostre origini, rappresenta non solo tradizione ma, seconodo me, uno dei fondamentali pilastri della nostra società... Quindi credo che, come l’italiano, anche il dialetto possa definirsi cultura nostra da non tralasciare in futuro, anzi da far conoscere, a chi ci succederà, in tutta la sua storia e con i suoi ricchi valori.
RispondiEliminaQuesto argomento è molto interessante e di certo anche educativo per chi non conosce le origini dei propri dialetti .. le lingue dialettali sono la nostra cultura, provengono da origini latine e ci sono parole ricche di significato. Le origini dialettali ci sono state anche trasmesse dai nostri nonni, anche se certe parole sono cambiati ma il significato originario rimarrà sempre quello.
RispondiEliminaÈ un argomento che mi intriga tanto e vorrei anche confrontarmi con i miei compagni.
I dialetti italiani sono molto interessanti da confrontare l'un l'altro, e non solo; soprattutto i dialetti calabresi si distinguono tra di loro e si possono notare delle differenze, per quanto minime.
RispondiEliminaSinonimo di cultura, ma anche di storia, il dialetto è ciò che resta dei popoli che hanno vissuto prima di noi nelle nostre terre, come i Bizantini, i Longobardi e i Normanni, e per questo motivo è necessario che tutto ciò non scompaia, ma anzi che rimanga preservato e custodito da ognuno di noi.
Essendo in una classe piena di pendolari, ho potuto notare quanto possano essere diversi alcuni vocaboli o frasi, ad esempio cambia anche solo la minima vocale/sillaba posta prima del verbo in "Vogghiu mi veni!" (Voglio che tu venga!), dato che alcuni utilizzano invece "Vogghiu 'pe' mi veni" o "Vogghiu 'u' veni". Spesso cambia anche la pronuncia, dove magari la "G" viene detta più grave o dolce in determinati casi.
Nonostante ciò, ci terrei a precisare che prima ancora di conoscere il dialetto bisogna avere una piena padronanza dell'italiano, anche solo per riconoscere l'etimologia di un lemma, e quindi è importante non sottovalutare la lingua che collega ogni città e regione, andando sopra tutti i dialetti presenti.
In ogni Stato ,Regione ,Città o Paese si trovano lingue molto diverse tra loro; i cambiamenti avvenuti non hanno impedito alla lingua del passato di influenzare la lingua parlata ai giorni d’oggi.
RispondiEliminaI dialetti ,per esempio, molto diffusi in passato sono tutt’ora utilizzati in molti paesi d’Italia, anche se con il tempo questi dialetti sono propensi verso la lingua italiana.
Una volta, da piccola in una sera d’estate, ero andata dai nonni, in lontananza si sentivano gracidare delle rane, io dissi a nonna che dovevano esserci molte rane perché si sentiva un forte rumore, lei rispose che la sera “le buffe” gracidavano di più ed è per questo che sembrava che ce ne fossero molte; così domandai cosa voleva dire la parola “buffe” e lei rispose che nel dialetto parlato una volta “la buffa” era la rana di oggi e che con il tempo questa parola si è un po’ persa e non tutti ne conoscono il significato o l’esistenza.
Ho raccontato tutto ciò per dire che anche in un paesino di montagna come il mio dove si parla quotidianamente il dialetto, sia in famiglia che con gli amici, comunque il tempo è riuscito a portare molti cambiamenti nella lingua d’origine.
Credo che i dialetti siano molto importanti per la formazione delle generazioni future, perché sanno di passato e di tradizione cose che non devono essere perse essendo molto importanti per la nostra cultura.
Sì,la maggior parte del dialetto usato da noi giovani è uguale a quello dei nostri nonni. Secondo me,il dialetto è un'espressione linguistica che non è consacrata da un uso ufficiale ed è considerato dagli stessi parlanti,un linguaggio meno elegante,meno colto,meno "civile" della lingua letteraria o nazionale. I tratti caratteristici di un dialetto risalgono ai linguaggi parlati anticamente in quella zona ed è per questo che ci sono differenze tra singoli dialetti e sono giustificate da antiche vicende storiche specialmente in Italia dove la diffusione del latino avvenne in un ambiente linguistico già differenziato. Infatti,le delimitazioni e l'apporto di nuovi elementi estranei alla lingua neolatina hanno favorito la differenziazione dialettale in Italia. Tutto ciò,ha determinato una diversità geo-linguistica. Dal mio punto di vista sarebbe opportuno introdurre i dialetti nelle scuole affinchè la cultura e le origini in cui siamo nati non possono mai estinguersi e si tramandano da generazione in generazione.
RispondiEliminaSecondo il mio punto di vista,ai giorni nostri il dialetto viene considerato una lingua molto rozza, priva di raffinatezza, proprio perché usata più spesso dalle classi meno colte e socialmente più umili. Io credo invece che tutti i dialetti siano le lingue parlate più ricche e complesse che si possano parlare in tutto il mondo perché il dialetto ci distingue sia culturmente che socialmente e ci porta a conoscere le nostre origini e tradizioni. Sarebbe brutto se tutto questo, che per generazione è stato tramandato soprattutto oralmente scomparisse quindi credo che dovremmo tenercelo stretto il nostro amato dialetto..
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